Alla periferia dell’Emilia rossa. Conflitti e ordine a Parma (1945-50)

Sempre all’interno del ciclo «Percorsi storici» (programma completo) procediamo con il primo di una serie di lavori sull’Emilia del secondo dopoguerra e la particolarità delle sue culture politiche, legate alla sinistra e soprattutto al Pci.

Questa volta, però, lo facciamo con incontro sulla situazione a Parma, area politicamente “periferica” rispetto ai successi di ben altro tenore che il partito raggiungeva nell’Emilia centro-orientale.

In più, come l’ultima tesi che abbiamo discusso (Riccardo Verrocchi), anche qui si manterrà un focus sulla gestione dell’ordine pubblico in anni − quelli fra il 1945 e il 1950 − in cui erano soprattutto i partigiani (e i loro collegamenti con gruppi meno politicizzati e più vicini alla comune delinquenza) che preoccupavano i rapporti dei questori.

Nel travagliato avvicendarsi di regime fascista e regime repubblicano, dopo più di tre lunghi anni di guerra al fianco della Germania nazista e due di guerra civile, l’Italia attraversa una fase intensa di Guerra fredda, da alcuni definita «guerra fredda interna». Il lavoro, che discuteremo, si rifà ad una consolidata letteratura che si è confrontata con questi temi a livello emiliano e nazionale (solo per citarne alcuni: Mirco Dondi e Massimo Storchi).

Le forme della conflittualità politica e sociale − che a Parma e provincia spesso non si esprime in modo apertamente violento, ma come tensione, ostilità e dissenso ad alcuni valori e stili di vita − vengono indagate nel lasso di tempo 25 aprile 1945 − primavera 1950. Esse si intrecciano ai problemi della storia del secondo dopoguerra italiano, che è in parte storia di ingiustizie, violenza, irriducibili conflitti, pacificazione e aspettative tradite. È la storia di una repubblica fondata anche sulla continuità dello stato, sulla repressione violenta e arbitraria del dissenso, con una costituzione nata schiacciata tra il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS) di emanazione fascista (1931) e le logiche imposte dalla “scelta” atlantica dei governi italiani.

Di forme, al plurale, infatti si deve parlare. Da quelle scaturite direttamente dalla guerra appena conclusa, com’è il caso della criminalità diffusa di alcune bande che nel 1945-46 misero sotto pressione le disorganizzate forze dell’ordine. Ma sono anche quelle della conflittualità del lavoro, da cui originano duri scontri in città e in provincia, in anni di campagne elettorali decisive (2 giugno 1946 e 18 aprile 1948). Scioperi, occupazioni e agitazioni che, com’è noto, vengono fortemente represse, anche nel sangue, secondo una gestione dell’ordine pubblico che ha in Scelba il suo più eloquente simbolo.

Con il lavoro di Francesco Pinotti, che siamo felici di ospitare dopo il rinvio della passata stagione, ci addentreremo in questa realtà attraverso le voci dei principali giornali cittadini del tempo (Gazzetta di Parma − “indipendente” − ed Eco del Lavoro − legato al PCI) e sui fondi della Prefettura e Questura conservati presso l’Archivio di stato di Parma.

Lascia un commento